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“Il colore della panchina è un verde scialbo e un po’ mangiucchiato dal tempo. E’ fredda quella panchina. Molto fredda.

Il corridoio stretto e poche persone in giro. La voce del medico che spiega a mamma come si fanno le punture e quando si devono fare.

Alberto al tempo ha poco più di tre anni, le punture di cui apprende la sua mamma sono quelle di insulina.

Oggi sono trascorsi quasi quarant’anni da quel giorno, ma i ricordi di quel bimbo (che oggi è un papà felice e meraviglioso) sono nitidi da far paura.

La sua vita cambia lì, in quel preciso momento. Cambia e prende una direzione precisa.

“Signora il bambino ha il diabete”. E’ il diabete di tipo 1.

Quella “compagna di vita” che quando ti da’ il colpetto sulle spalle, ti prende a braccetto e non ti lascia più. Compagna di vita, così la definisce oggi Alberto perché quel giorno lì – trascorso in un grande ospedale del sud Italia – lui non può capire tutto.

Ma può iniziare a vivere. Anzi può (e lo farà) continuare a vivere. Splendidamente.

Con tutta la gioia e le virtù di un bambino di tre anni. Che diventa uomo.

Oggi Alberto, insieme con Luca, Andrea, Massimo, Antonio, Carmelo, Salvatore e tanti altri ragazzoti siciliani è con noi. Ci sono tutti davvero, ci sono loro nella nostra Associazione con le loro storie e la loro forza… ci sono sempre per stringerti in un abbraccio morbido e confortevole anche quando un brutto virus ci tiene lontani, loro – tutti insieme – non ti lasceranno mai solo. Mai.

Perché con la tua compagna di vita vivrai una vita piena e meravigliosa.”